21.5.11

Referendum 12/13 Giugno 2011 - FUORI DALLO STAGNO!



Work by Lostfish


LE METAMORFOSI

Publio Ovidio Nasone - Libro VI, 338-381



Raggiunta la patria della Chimera, nel territorio di Licia,
sotto il sole infuocato che ardeva i campi, sfinita dal gran correre,
per il caldo opprimente si sentì riarsa dalla sete:
di tutto il latte le avevano i figli affamati svuotato il seno.
Per ventura vide in lontananza, in fondo a una valle,
un laghetto: laggiù dei contadini raccoglievano
vimini pieni di germogli, giunchi ed alghe di palude.
Avvicinatasi, la figlia del Titano si chinò,
piegando un ginocchio a terra, per attingere l'acqua e bere.
Ma quella masnada glielo vietò, costringendola a replicare:
'Perché mi negate l'acqua? ne hanno diritto tutti.
La natura a nessuno ha dato in proprietà il sole, l'aria
o l'acqua limpid
a: a un bene comune mi sono accostata
e malgrado ciò vi supplico di farmene dono. Non avevo
intenzione di lavarmi qui corpo e membra affaticate,
ma solo di dissetarmi. Parlo, sì, ma ho la bocca secca
e la gola tutta un fuoco, tanto che a stento vi passa la voce.
Un sorso d'acqua nèttare sarà per me, e ammettere dovrò
d'aver riavuto la vita: con l'acqua me la donerete voi.
E abbiate almeno pietà di questi, che dal mio seno tendono
le loro braccine'. E in quel momento i piccoli le tendevano.
Chi non si sarebbe commosso alle dolci parole della dea?
Quelli invece, di fronte alle preghiere, si ostinano nel divieto
e aggiungono minacce, se non se ne va, e ingiurie per di più.

E come se non bastasse con mani e piedi
intorbidano il lago e con cattiveria dal fondo del suo letto
sollevano la fanghiglia saltando qua e là.
La collera fa dimenticare la sete alla figlia di Ceo:
non supplica più quella gente indegna, oltre non si abbassa
a discorsi che umiliano una dea; alle stelle leva le palme e:
'Che viviate in eterno in questo stagno!' grida.
E il voto si avvera: da allora quelli godono di stare in acqua,
a volte d'immergersi con tutto il corpo nel fondo dello stagno,
altre di sporgere il capo o di nuotare a fior d'acqua,
spesso di sostare sulla riva, spesso di rituffarsi
nel lago gelido. Ma non smettono mai di esercitare
le loro malelingue nelle liti e senza alcun pudore,
anche stando sott'acqua, sott'acqua cercano d'imprecare.
Roca si è fatta la loro voce, le guance tumide si gonfiano
e le stesse ingiurie dilatano ancor più le loro bocche enormi.
Il capo è infossato nelle spalle, il collo sembra che manchi;
il dorso è verde e il ventre, che è quasi tutto il corpo, bianchiccio:
assunto l'aspetto di rane, sguazzano nel fango del pantano.

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